Non si placano le proteste dopo l’ultimo dpcm firmato da Giuseppe Conte. Un dpcm che ancora una volta mette in difficoltà il settore della ristorazione, con misure inspiegabili che porterebbero ad una crisi senza precedenti.
“Ci avete chiesto di ridurre i posti a sedere – scrive Mario Pellegrini del Cuccundeo – di adeguare i nostri locali alle direttive anti covid, e lo abbiamo fatto in silenzio pur di lavorare. E ora che colpa abbiamo?” Si chiede Mario.
Dello stesso tenore anche Silvio Perrone del ristorante Cozze nere, che attraverso un video in diretta, trasmette una giornata tipo nel suo locale. “C’è distanziamento, ci sono corsie differenti tra ingresso ed uscita – mostra Silvio nel video – e ora la colpa è ancora nostra, perché?”
Domande legittime a cui seguono delle non risposte. Perché questa seconda ondata si sapeva già da tempo. Ma il governo e la regione ha pensato solo alle proprie votazioni, sottovalutando il primo mezzo di trasmissione del virus. Il trasporto pubblico.
“Da noi alle 18 – continua Silvio – si è ancora in casa con i parenti, al sud non esiste l’aperitivo alle 18. Perché trattare tutti allo stesso modo?”.
“Noi che abbiamo rispettato le normative;
Noi che abbiamo sostenuto i dipendenti perché aspettano ancora la cassa integrazione;
Noi che amiamo il nostro lavoro;
Noi tutti del settore turistico alberghiero chiediamo il perché di tutto questo.” Si chiede Mario.
Risposte a cui nessun politico risponderà, ma questi imprenditori come tanti altri settori colpiti da questo dpcm meritano.
Avete ragione, non hanno capito che è per strada e dove non ci sono controlli che si propaga il virus
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