E’ un progetto che il comune di Polignano a mare e in particolare questa amministrazione ha preso seriamente sin dall’inizio, da quando nel lontano 2016 un gruppo di studiosi ha scoperto un nido di gabbiano corso sul territorio polignanese, esattamente all’altezza dello scoglio dell’eremita.

Immediatamente l’amministrazione ha aderito al progetto e finanziato molti studi affinché venisse tutelato l’animale ma soprattutto la zona.

Da qualche giorno pero, l’amara scoperta. Gli studiosi che si occupano di seguire e preservare il gabbiano hanno dovuto richiamare l’amministrazione, rea di non aver posizionato nessuna segnaletica in tutti questi anni, nonostante le ripetute richieste del centro studi de Romita che si occupa della tutela del gabbiano.

“Si è concluso in questi giorni il monitoraggio della colonia di Gabbiano corso (Larus audouinii) a Polignano a mare, nell’unico sito Adriatico in Italia. I tecnici e volontari del Centro Studi de Romita – si legge nel comunicato – pazientemente hanno atteso questo momento, sin dall’insediamento in marzo delle prime coppie; ma ancora una volta è stata una dura “battaglia”, infatti anche quest’anno, gli allarmi e le richieste di supporto al Comune di Polignano (Ente gestore della ZPS “Scoglio dell’Eremita”) sono state inascoltate, e per il quarto anno consecutivo, nemmeno un cartello di avviso è stato posizionato nei pressi della colonia.

Nel 2018, proprio la presenza di ignari bagnati, intrattenutisi per troppo tempo nei pressi dei nidi, ha causato l’abbandono di uova e pulcini, provocandone la morte. In questi mesi, è toccato ai nostri volontari – conclude la nota – chiedere la cortesia a bagnanti, turisti, imbarcazioni ecc., di non sostare nei pressi della colonia.”

Ricordiamo che il Gabbiano corso è l’unico laride endemico del Mediterraneo, con le principali popolazioni nidificanti concentrate in Spagna, Italia e Grecia. La specie è protetta da numerose normative nazionali ed internazionali.

La presenza a Polignano a mare di una specie di così grande interesse conservazionistico, non deve assolutamente essere considerata come una limitazione dello sviluppo e della fruizione turistica della zona. “Al contrario – dichiarano gli studiosi – se ben gestita e opportunamente tutelata, potrà rappresentare un ulteriore punto di forza per lo sviluppo di un turismo sostenibile in un territorio già prospero di bellezze naturalistiche, paesaggistiche e culturali. Costatiamo però che dal 2016 (anno della scoperta) ad oggi, nulla, ma proprio nulla è stato fatto.”

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